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Antonio Barbieri, Aniello Califano: le canzoni ritrovate. 18 elaborazioni per piano e voce

di Ottaiano Luigi

Disponibile su prenotazione.
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Contenuto

Antonio Califano entrò in contatto con l'ambiente dei café chantant, importati dall'Europa, che spesso divennero ambienti culturali (poeti, musicisti, interpreti) più che semplici locali di intrattenimento. In questi contesti presentò i suoi versi a musicisti, collaborando con diversi compositori per trasformarli in canzoni. Califano scrisse decine (alcune fonti parlano di sessanta settantina) di testi in versi, molti poi musicati da vari compositori noti della canzone napoletana. Tra i suoi successi celebri: 'O surdato 'nnammurato: probabilmente il brano più famoso legato al suo nome. Il testo fu affidato al musicista Enrico Cannio. Tiempe belle ('e na vota): eseguita nel 1916, con musica di Vincenzo Valente. Carulina (1892) su musica di barone Celestino Galiani: uno dei suoi primi successi. Chichirichì ('O galluzzo) (1893), con musica di Pasquale Ernesto Fonzo: tra le canzoni presentate in concorsi di Piedigrotta .In molti casi, Califano partecipò ai concorsi di Piedigrotta, l'importante festival musicale napoletano dell'epoca. Le sue poesie erano generalmente semplici, di facile orecchiabilità, con tono popolare, non rare volte sul tema dell'amore, della nostalgia, della vita quotidiana. Antonio Barbieri era poeta dialettale, scrittore, e autore di canzonette e brani con una forte connessione con la scena musicale napoletana del suo tempo. Secondo alcune fonti, Barbieri mantenne una bottega/modisteria (di cappelli o abbigliamento) a Napoli, dove molti musicisti e poeti frequentavano come clienti e collaboratori. In quella bottega, al di là dell'attività mercantile, c'erano prassi di lavoro collettivo su testi e musica: diversi compositori partenopei collaboravano con lui, scambiando idee e melodie "tra un cappello e l'altro. Barbieri è descritto come poeta che "addolcì con la malizia la volgarità" - un modo elegante di dire che riusciva a maneggiare temi quotidiani, maliziati, con garbo e ironia senza cadere nel triviale. Pur non essendo un interprete famoso in scena, la sua "bottega artistica" divenne un luogo di ponte tra poesia e musica: nel suo laboratorio si incontravano figure importanti della canzone napoletana, come Ernesto De Curtis, Vincenzo Di Chiara, Salvatore Gambardella, Eduardo Di Capua, Enrico Cannio, e altri.