C'è una stagione che non ha un mese preciso, né un confine netto. Non è segnata nei calendari, ma arriva. Arriva quando l'anima, dopo una lunga pioggia, sente il sole sulla pelle. È la stagione della libellula. È il tempo in cui i sogni, sepolti sotto macerie di dolore, tornano a sussurrare. Timidi, ma vivi. Ho viaggiato in terre lontane, inseguito tramonti in lingue sconosciute. Poi, all'improvviso, tutto si è fermato. Il dolore è arrivato come una tempesta imprevista. Ha rotto gli argini, ha chiuso le valigie. Ma ora qualcosa si muove. Una brezza, una luce. Non è più tempo di restare ferma. Sogno di poter viaggiare, ancora una volta, ed un'altra ancora. Per attraversare confini invisibili: quelli tra il sogno e la terra. Non so dove mi porterà questo racconto, ma so che sarà il mio modo di tornare a vivere. Di dire Io Ci Sono. E così inizia la stagione della libellula.