Dei nobili costumi e degli studi liberali della gioventù
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Il De ingenuis moribus (1402) è un'epistola indirizzata dall'umanista istriano Pier Paolo Vergerio al giovane Ubertino da Carrara, rampollo dell'importante famiglia padovana. L'educazione del buon principe fu uno dei temi più cari agli umanisti italiani, come testimonia già Petrarca nella fortunata lettera familiare indirizzata all'Acciaiuoli in lode di Roberto I d'Angiò. L'institutio del signore - come ribadirà un secolo più tardi Erasmo da Rotterdam - non poteva se non fondarsi sugli studi liberali e sulle lettere antiche, recentemente rinnovate e 'riscoperte'. Vergerio non delinea un programma rigido, non propone canoni, né dogmi. Al contrario, l'epistola-trattato con cui l'autore si rivolge al giovanissimo Ubertino è un elogio della flessibilità: della plasticità della mente dei bambini, della sinuosità con cui si possono tracciare percorsi di studio, crescita e formazione. Vergerio configura una feconda convergenza delle diverse discipline che - insieme - formano quello che Garin definì l'uomo integrale del primo Umanesimo.
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