29 di Romana Occhinegro non è soltanto una raccolta di poesie, ma un paesaggio emotivo in cui il lettore viene invitato a muoversi, a sostare, a smarrirsi e a ritrovarsi. L'autrice costruisce una geografia lirica fatta di frammenti, di immagini improvvise, di piccole epifanie quotidiane che, intrecciandosi, generano una musica segreta. Il suo stile è essenziale ma non spoglio: procede per illuminazioni, per accensioni improvvise, e sa fondere il canto popolare con la densità simbolica, il ritmo della filastrocca con la gravità della meditazione esistenziale. Questa silloge è un viaggio fatto di brevi soste, di visioni folgoranti, di domande sospese. Sta al lettore decidere se attraversarla come un mosaico di frammenti o come un unico respiro, ma in entrambi i casi il risultato sarà lo stesso: la certezza di aver incontrato una voce autentica, capace di trasformare l'esperienza quotidiana in parola poetica, e la parola in gesto di resistenza e di bellezza.