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Una disperata vitalità. Invito alla poesia di Pasolini

di Silvestri Filippo

Disponibile su prenotazione.
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Contenuto

Pier Paolo Pasolini (1922-1975) è riuscito ad imporsi per più di un ventennio sulla scena letteraria cinematografica, saggistica e giornalistica. Oggetto di profonda ammirazione e passioni sincere, ma anche di accese polemiche, di odi feroci ed attacchi anche giudiziari. Tuttavia Pasolini è un geniale letterato e soprattutto un poeta: egocentrico, dotato di una sensibilità esasperata, padrone di una tecnica stilistica raffinata, mosso da ambizioni ideologiche, disponibile a contraddirsi, visionario.. È animato dalla convinzione che attraverso la scrittura poetica si possano esprimere insieme sia il mondo intimo del poeta sia i fenomeni sociali del suo tempo. A molti è noto che la poesia di Pasolini, dopo il momento ermetico iniziale, si confronta con la storia e l'ideologia assumendo la caratteristica di poesia civile e diventando epico-narrativa. Nei poemetti migliori il dramma personale si fonde e diventa effettivamente dimostrativo di quello collettivo. Attraverso la sua poesia rivive intensamente un'epoca della storia italiana che va dagli anni '50, gli anni del boom economico, al '68, ai primi anni '70. Epoca vista, nelle sue contraddizioni, con l'occhio critico di un intellettuale appassionato e tormentato. Si colgono, anche, visioni del futuro - che va sviluppando oltre che nella poesia in saggi ed articoli - come le migrazioni delle popolazioni del sud del mondo verso i paesi ricchi del Nord; come le trasformazioni della società dovuta alla scienza e alla tecnica. La sua poesia è per gran parte drammatica perché è contrassegnata dalla sua costanza, direi ostinazione nel sostenere e ribadire convinzioni, sentimenti personali, il rimpianto delle origini davanti alle difficoltà e contrarietà della vita e all'evolversi della società italiana in quegli anni di trasformazione.