Gianni Maino, il giovane portiere, era sempre il primo a presentarsi al campo d'allenamento. Si cambiava in tutta fretta e con una bottiglietta d'acqua in mano si precipitava impaziente in campo. Anche quel giorno bevve un sorso d'acqua prima di piazzarsi in porta, senza immaginare che l'acqua fosse impregnata di cianuro. Morì in un lampo. Wazir Ngono, il centravanti venuto dal Camerun, non resse al dolore e decise di abbandonare la squadra. Lasciò lo stadio senza salutare nessuno e non riuscì ad aprire bocca neppure quando, pochi minuti dopo, venne aggredito per strada e ucciso con una coltellata al cuore. Il Cerbero venne incaricato di risolvere il caso.