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L'ultimo crimine. L'attività della XXII Brigata Nera

L'ultimo crimine. L'attività della XXII Brigata Nera "A. Faggion" di Schio

di De Grandis Ugo

  • Prezzo online:  € 20,00
  • ISBN: 9791220063739
  • Editore: Du
  • Genere: Storia Locale
4 Copie Disponibili
Spese di spedizione:
3,49 €

Contenuto

Nel giugno 1944 il fascismo repubblicano è entrato in una fase critica: Roma, la capitale dell’Impero fondato appena 8 anni prima, è liberata dalle armate angloamericane, in lenta ma costante risalita verso Nord; le bande partigiane, ormai pienamente strutturate militarmente, dispiegano tutta la loro aggressività, con quotidiani scontri a fuoco che i corpi militari di Salò non riescono a contrastare; le Divisioni del nuovo Esercito non sono ancora rientrate dalla Germania, mentre nella popolazione crescono la delusione e la sfiducia nel regime per le troppe promesse non mantenute e la totale subordinazione al potente alleato.
Per uscire da questo vicolo cieco, Mussolini decide di chiamare a raccolta gli squadristi vecchi e nuovi, militarizzando il Partito. Il risultato è l’istituzione di un nuovo corpo armato, da impiegarsi esclusivamente nella lotta ai partigiani e ai nuclei nemici infiltratisi oltre le linee: il Corpo Ausiliario delle Camicie Nere, meglio noto come “Brigate Nere”, alle quali sono associati i più efferati crimini commessi dal fascismo repubblicano.
A Schio, in via Carducci, si insedia un presidio della XXII Brigata Nera “A. Faggion”, che raggruppa maturi picchiatori della prima ora, che avevano terrorizzato la vallata nel periodo precedente la marcia su Roma, e giovani squadristi, formatisi negli apparati del regime, con l’apporto di fascisti provenienti dalle regioni già liberate o prossime al fronte.
Animati dal desiderio di riscattare il tradimento consumato dalla casa reale e da Badoglio, rispolverando lo squadrismo delle origini, i militi del presidio scledense esordiscono con la partecipazione ai cruenti rastrellamenti estivi di Posina e del Grappa, per dedicarsi poi a operazioni antipartigiane nei dintorni di Schio e in città, con uccisioni, devastazioni e deportazioni. Un crescendo di violenze che troverà il suo coronamento nell’assassinio, dopo efferate torture, di Giacomo Bogotto, avvenuto all’alba del 16 aprile 1945: l’ultimo crimine commesso a Schio dal regime che aveva tenuto la città sotto un tallone di ferro per quasi un quarto di secolo. Un crimine tanto spietato quanto inutile, commesso a meno di due settimane dalla Liberazione, che viene qui ricordato nel suo 75° anniversario.

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